NOTHING TO KILL OR DIE FOR
- NOTE DI COPERTINA (Luigi Onori)
- ALL ABOUT JAZZ (Michele Chisena)
- MUSICA JAZZ (Libero Farnè):
E' difficile sottrarsi al fascino discreto di questa operazione cameristica: l'anomala compagine, coordinata da Apuzzo, propone un impasto inusuale, ma equilibrato e suggestivo, delle voci strumentali, all'interno del quale prevalgono sfumature pacatamente neutre e asciutte; solo in alcuni brani il contralto assume espliciti accenti colemaniani o braxtoniani. Uno dei punti di forza del Cd è la capacità di cucire un intelligente repertorio, in cui a temi originali più o meno elaborati, prevalentemente a firma di Apuzzo, si alterna un parziale catalogo di insoliti standard del jazz moderno: India di Coltrane, Freedom di Mingus, In all languages di Coleman, Serenade To A Cuckoo di Roland Kirk, Molde Canticle di Garbarek, oltre a un classico di Strayhorn e a un imprevedibile trittico di successi dei Gentle Giant. La concatenazione dei brani viene garantita dagli arrangiamenti di Apuzzo; ne risulta una narrazione distesa e avvolgente, in cui convivono distacco e partecipazione, densità jazzistica ed elegante virtuosismo. Gli standard jazzistici, dall'impianto melodico ben noto, sono concentrati nella prima metà del Cd (singolare la versione di India, che sembra proposta da un imploso Aeoc); un carattere più rarefatto e decantato prevale nella seconda metà, che contiene i brani dei Gentle Giant.
- MUSICA BLACK (Alceste Ayroldi)
- PROVE APERTE (Piero Quarta)
- Jazz Magazine:
Tre fiati, violoncello e contrabbassso, questa la formazione del quintetto coordinato -come mostrano gli arrangiamenti di gran parte del repertorio- dal clarinettista/sassofonista Antonio Apuzzo, segnato fino oggi da numerosi cambi di formazione. Il debutto di Nothing To Kill Or Die For possiede da un lato il fascino di un jazz da camera inusuale e non scevro da richiami classicheggianti e contemporanei, dall'altro la fievolezza di un progetto che sceglie di nascondere le unghie per cercare la suggestione lieve e la stravaganza immaginifica. Le commistioni di standard inusuali come "India" di Coltrane, "Freedom" di Mingus, "In All Languages" di Coleman, poi un Kirk, un Garbarek, "Chelsea Bridge" di Strayhorn, e di brani originali, con l'aggiunta di tre citazioni art rock dei sottovalutati Gentle Giant, scivolano tra momenti creativi e ricerche rarefatte un pò implose. (l.t.)